Alfred Jarry
Stefano Iacono, Irene Squadrelli
atteo Barbieri, Gianmarco Colombara, Marta Mantero, Andrea Villa, Eleonora Zampierolo, Pierfranca Zuccotti
Alice Chirivì, Francesca Mazzarello, Alessandra Novelli, Marzia Ramassa
Pingue e animalesco, perennemente affamato e patologicamente bramoso di potere, immorale ed eversore di ogni convenzione sociale: è l’Ubu Re, invenzione visionaria di Alfred Jarry considerato da molti il padre di tutto il teatro del Novecento. La prima volta che apparve al grande pubblico era il 1896, a Parigi, e la sala gridò allo scandalo già a pochi istanti dall’inizio della rappresentazione poiché con l’entrata in scena di Ubu, convenzioni secolari di buon gusto e decoro vennero infrante e spazzate via da un teatro onirico e spregiudicato.
La trama dell’Ubu Re ricalca a grandi linee quella del classico Macbeth. Il grande dramma shakespeariano viene però declinato in chiave farsesca, le nefandezze del protagonista avvengono in un clima di divertito compiacimento e la brama di potere appare come una manifestazione dei più bassi istinti corporei.
Ubu, dunque, come specchio, come ombra, come l’immagine riflessa e sempre presente dell’essere umano, come strumento per rappresentare le pulsioni più turpi e viscerali dell’umanità. Tutta l’opera appare come una personificazione dei vizi più potenti dell’uomo e attraverso la storia di Ubu si vuole provare a comunicare senza pudori il lato viscerale da tutti condiviso ma da tutti tenuto nascosto.